I giovani non vanno dall’andrologo, a rischio la fertilità.

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Giovanni Maria Colpi

VARESE, 5 marzo 2025-Da decenni la salute riproduttiva maschile sta subendo un preoccupante declino, rientrando così a pieno titolo tra i fattori responsabili del declino demografico, con tutte le gravi conseguenze che ne derivano sul piano sociale, previdenziale e sanitario. La fertilità maschile è in costante diminuzione: studi scientifici internazionali dimostrano che la concentrazione di spermatozoi per millilitro è passata dai 120 milioni del decennio 1930-40 ai circa 65 milioni negli anni ’90, mentre la conta totale è declinata del 62,7% in quarant’anni.

«Rimettere la prevenzione maschile al centro deve essere una priorità – afferma il professor Giovanni Maria Colpi, andrologo e direttore scientifico di Next Fertility ProCrea Lugano –. Il 73% dei giovani italiani, secondo gli ultimi rilevamenti della Società Italiana di Andrologia, non si è mai sottoposto a una visita andrologica: la scomparsa della visita di leva e l’assenza di programmi nazionali hanno contribuito a un grave deficit nella diagnosi precoce.

Che invece è fondamentale: basti pensare che i dati raccolti dal 1999 al 2013 nelle campagne di prevenzione svolte nelle scuole in Lombardia (campagne allora ideate dal Prof. Colpi e portate a termine ad opera di Aziende Sanitarie “illuminate”) dimostrarono che circa il 40% degli 11.000 giovani sottoposti a screening presentava patologie andrologiche, tra cui il 25% con varicocele medio o severo, il 2% con incurvamento del pene e il 16% con altre problematiche meno gravi ma comunque potenzialmente interferenti sulla salute riproduttiva o sessuale. Questi dati epidemiologici sono stati confermati da analoghe attività di screening condotte in altre aree del territorio italiano negli anni successivi».

Molte patologie andrologiche si sviluppano durante l’adolescenza e, se non trattate, possono compromettere la fertilità in età adulta. Il varicocele, ad esempio, è una delle principali cause di infertilità maschile, poiché può determinare una riduzione volumetrica dei testicoli e alterazioni della spermatogenesi. Il testicolo migrante, se non corretto, può portare a ipotrofia testicolare e aumentare il rischio di torsione testicolare, mentre la fimosi può aumentare il rischio di infezioni sessualmente trasmissibili. «Una semplice visita consentirebbe di individuare tempestivamente queste condizioni, avviando il giovane a monitoraggi e/o trattamenti appropriati, per evitare o gestire complicazioni future» sottolinea il prof. Colpi.

Altrettanto importante è intervenire per tempo su stili di vita che a lungo andare possono minare la possibilità di procreare. I fattori di rischio modificabili sono il tabagismo, l’abuso di alcol, l’uso di sostanze anabolizzanti e di droghe, la promiscuità sessuale e l’obesità. Secondo uno studio pubblicato su Andrology nel 2019, il 32% degli adolescenti maschi fuma, l’80% consuma alcolici in quantità superiori ai limiti raccomandati, il 43% fa uso di droghe e il 19% è in sovrappeso o obeso. «Parliamo di problematiche che non hanno effetti solo sulla fertilità – ricorda il professore –. L’obesità, in particolare, rappresenta un rischio anche per la salute cardiovascolare e metabolica». Infine, l’esposizione a fattori ambientali (come nanoplastiche e pesticidi) rappresenta un’ulteriore minaccia per la salute riproduttiva: studi hanno evidenziato come alcune di queste sostanze possano agire come interferenti endocrini, alterando il sistema ormonale e aumentando il rischio di infertilità e patologie oncologiche.

Nonostante questi campanelli di allarme, conclude il professor Colpi, «mancano campagne nazionali dedicate alla salute maschile, che pure avrebbero un impatto positivo sulla denatalità e sulla spesa sanitaria futura. Non possiamo infatti pensare che la soluzione universale all’infertilità sia la fecondazione in vitro, che comporta alti costi per i pazienti e per il sistema sanitario, non è scevra da rischi e ha un forte impatto psicologico sulle coppie. E poi, promuovere la prevenzione maschile vuol dire abituare i giovani a prendersi cura della propria salute nel senso più ampio: un aspetto fondamentale per assicurarsi una vita lunga e sana».