MILANO, 21 marzo 2025 – Il decreto direttoriale del Mimit mette a disposizione 320 milioni di euro per sostenere le piccole imprese nello sviluppo di impianti di energia rinnovabile per l’autoconsumo, in linea con il piano RepowerEU. Tuttavia, CNA Lombardia evidenzia criticità legate ai tempi ristretti per la presentazione delle domande, che rischiano di limitare l’efficacia della misura.
Tempi stretti e burocrazia: il rischio per le PMI
Il decreto prevede un sistema a sportello gestito da Invitalia, con una finestra temporale di un solo mese, dal 4 aprile al 5 maggio. Invitalia avrà poi 120 giorni per valutare le domande. Secondo CNA Lombardia, la complessità burocratica e le scadenze ravvicinate rischiano di penalizzare le PMI interessate.
La richiesta di CNA Lombardia: estendere i termini
“Anche su questo terreno la burocrazia rischia di tradursi in una situazione di vincolo eccessivo: tempi troppo stringenti in fase di presentazione delle domande, ventaglio troppo rigido di tecnologie utilizzabili”, afferma Giovanni Bozzini, Presidente di CNA Lombardia. “Mentre dobbiamo renderci conto che le micro e piccole imprese hanno necessità di flessibilità per essere realmente agevolate e stimolate nella giusta direzione, con un autentico riconoscimento della vocazione green che per definizione hanno”.
CNA Lombardia chiede quindi un’estensione dei termini per la presentazione delle domande fino a fine luglio, per dare alle imprese il tempo necessario per progettare gli impianti e preparare la documentazione.
Criticità sul Registro ENEA
Il decreto ripropone anche problematiche già riscontrate in Transizione 5.0, come l’obbligo di fare riferimento al Registro ENEA per le tecnologie fotovoltaiche, che potrebbe complicare la disponibilità delle soluzioni tecnologiche.
“Ci auguriamo che il Ministero adotti modalità più flessibili anche per l’autoproduzione”, spiega Bozzini. “Per questo confidiamo in una pronta revisione di alcuni aspetti dello strumento, fondamentale per ridurre i costi energetici e incentivare gli investimenti, evitando così di ripetere gli stessi limiti che hanno caratterizzato Transizione 5.0”.