VARESE, 21 marzo 2025 – In occasione della trentesima edizione della Giornata Nazionale della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, in programma oggi 21 marzo 2025, la Canottieri Varese risponde all’appello della Federazione Italiana Canottaggio e del CONI, aderendo con convinzione a questa iniziativa di sensibilizzazione.
Con i nostri tesserati, e in particolare con i più giovani, vogliamo ricordare le vittime innocenti delle mafie, molti dei quali erano loro coetanei. Questo impegno vuole sottolineare l’importanza della memoria e della consapevolezza, valori fondamentali non solo nello sport, ma anche nella società civile.
Abbiamo scelto di ricordare Annalisa Durante, Simonetta Lamberti, Domenico Gabriele (Dodò), Giuseppe Di Matteo, Carmela Pannone, Giovanni Gargiulo e Ciro Zirpoli sulle nostre magliette, che vogliono ricordare il lenzuolo bianco adottato da Libera come simbolo della lotta portata avanti in questi anni.
Aveva solo 14 anni quando venne uccisa il 27 marzo 2004 nel quartiere Forcella, a Napoli. Annalisa si trovava sotto il portone di casa, chiacchierando con le cugine, quando fu coinvolta in uno scontro a fuoco tra clan rivali. I killer volevano uccidere il boss Salvatore Giuliano, che si fece scudo con il corpo della ragazza, condannandola a una fine tragica.

Simonetta Lamberti
Bambina di 11 anni, fu assassinata il 29 maggio 1982 a Cava de’ Tirreni (SA) da un killer della camorra. Il vero obiettivo dell’attentato era suo padre, Alfonso Lamberti, procuratore di Sala Consilina. Simonetta era uscita con lui a prendere un gelato e stava rincasando in auto quando i sicari entrarono in azione. Il padre si salvò, ma lei fu colpita a morte.
Domenico Gabriele (Dodò)
Amava il calcio e la scuola, dove prendeva sempre il massimo dei voti. Dodò Gabriele, 11 anni, tifava per la Juventus e sognava un futuro che non gli è mai stato concesso. Il 25 giugno 2009, mentre giocava a calcetto in periferia di Crotone, fu colpito da un proiettile durante un regolamento di conti tra clan. Morì dopo mesi di agonia, vittima innocente della ‘ndrangheta.
Giuseppe Di Matteo
Aveva 12 anni quando fu rapito il 23 novembre 1993 in un maneggio di Altofonte (PA). Su

ordine del boss Giovanni Brusca, fu tenuto prigioniero per 779 giorni, in un crudele tentativo di costringere il padre, Santino Di Matteo, collaboratore di giustizia, a ritrattare le sue dichiarazioni. Il 11 gennaio 1996, dopo due anni di detenzione, fu strangolato e il suo corpo venne sciolto nell’acido. Aveva solo 15 anni.