VARESE, 25 marzo 2020-«Da domani tutto cambierà, niente sarà più come prima. Per le nostre vite, ma questa è una condizione che sperimentiamo da oltre un mese, e per il nostro sistema economico, composto perlopiù da piccole e medie imprese che dovranno sospendere la produzione per rispettare le prescrizioni del Governo».
Una svolta. Di più, una “inversione a u”, al di là della quale il direttore generale di Confartigianato Varese, Mauro Colombo, fatica a vedere con chiarezza un orizzonte che cela rischi gravissimi: «Molti analisti economici stimano che il 70% delle Pmi italiane sarà a rischio default, con conseguenze terribili su occupazione, benessere e risorse per la collettività».
I numeri certificano la gravità della situazione in provincia di Varese, un territorio ricco grazie alla 50,1 imprese a chilometro quadrato contro le 34,2 in Lombardia e le 17,1 italiane. Delle quasi 70mila attività registrate, quelle micro costituiscono il 94% del totale e occupano il 45% degli addetti. Allargando il perimetro fino a 50 dipendenti, la percentuale raggiunge il 99%.
«Ecco spiegato il motivo dei nostri timori: questo virus, oltre che intaccare il bene più prezioso per ciascuno, ovvero la salute, rischia di erodere una immensa ricchezza di professionalità, saper fare, responsabilità e occupazione».
Colombo non vuole raccogliere macerie: l’estate non dovrà trascorrere nel disarmo ma servirà un impegno collettivo finalizzato a ricostruire un tessuto che, nel frattempo, «faremo di tutto per mantenere sano».
Prosegue il direttore generale di Confartigianato Varese: «L’emergenza non finirà con il Coronavirus ma proseguirà a lungo. Sono necessari, pertanto, interventi urgenti e rilevanti da concordare con l’Eurozona. Da sola l’Italia non sarà in grado di affrontare tutto questo».
Queste le politiche a sostegno dell’economia che chiediamo:
attivazione di misure straordinarie di credito garantite dallo Stato per la liquidità delle imprese per fronteggiare la situazione attuale
sospensione di tutti i versamenti fiscali e contributivi per tutte le imprese anche sopra il 2 milioni di euro di fatturato e adozione per tutti di misure di decontribuzione e di riduzione degli impatti fiscali per tutto il 2020 restante
aumentare le risorse a disposizione degli ammortizzatori sociali, semplificando le procedure di accesso e rinnovo, per sostenere li posti di lavoro nelle imprese.
L’urgenza della situazione lo testimoniano le pratiche Fsba (Fondo di solidarietà bilaterale per l’artigianato, la “cassa integrazione dell’artigianato”) già salite a quota 875 in provincia, per un totale di 3.337 lavoratori: «A ciascuno di questi numeri – rammenta Colombo – corrisponde una realtà economica connessa con le altre, a ogni lavoratore corrisponde una famiglia e, ad ogni famiglia, corrispondono altre persone che da essa dipendono».
Una catena che nell’ordinarietà si fatica e individuare ma che, nella straordinarietà del Coronavirus, rischia di rompersi producendo danni incalcolabili: «Per questo dobbiamo sostenere le aziende chiuse e preoccuparci di quelle che proseguiranno ad operare per assicurare la continuità dei servizi indispensabili a ciascuno di noi».
Confartigianato Varese si è data questo obiettivo: tutelare la salute dell’economia per il bene del nostro territorio: «Con i nostri operatori, 230 persone distribuite tra smart working e presenza minima necessaria nelle sei sedi principali, siamo fianco a fianco da settimane con le imprese e i loro lavoratori, con tutte le nostre forze e i mezzi a disposizione. Mezzi già utilizzati e strumenti nuovi, da sperimentare, decisivi per fronteggiare l’emergenza».
«E’ il momento come Confartigianato della massima operatività ma anche della solidarietà, della comunità e del nostro essere punto di riferimento e guida non solo per le imprese, ma anche per le persone che vi operano e per le quali chi continuerà a lavorare sta responsabilmente adottando, insieme a noi, tutte le misure di sicurezza indispensabili ad affrontare il Covid-19».
Colombo avverte l’importanza del ruolo e del momento: «Salvaguardare le imprese che lavorano, e quelle che da domani dovranno fermarsi, è un impegno che ci assumiamo nel massimo della consapevolezza. Nessuno, in questo frangente, deve restare solo». Si spera che tutti possano fermarsi con l’obiettivo di ripartire o che riescano a proseguire nel lavoro in un contesto di massima sicurezza: la posta in gioco è la salute degli imprenditori, dei loro familiari e di lavoratori che in molte aziende sono amici, componenti di una stessa grande famiglia imprenditoriale.
Una famiglia da proteggere, da ora in poi, con sempre maggiore convinzione.