MILANO, 31 maggio 2020-Il compositore Roberto Brambilla è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere dell’ordine “al merito della Repubblica Italiana” per i benemeriti acquisiti nel campo delle arti.
Il compositore ha ricevuto il conferimento con decreto firmato dal Presidente Sergio
Mattarella e su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte.
Un giusto riconoscimento al compositore livornese, residente da ormai oltre 15 anni nella città di Busto Arsizio, che per diversi anni è riferimento nel mondo di molte attività universitarie e concertistiche.
Abbiamo trovato l’occasione di intervistare l’artista.
Cavaliere Roberto Brambilla, come le suona?
Strano. Sono onorato e fiero di aver ricevuto un titolo così importante. La mia priorità è
sempre stata scrivere, senza occuparmi troppo del resto; nelle mie priorità c’è sempre stata la scrittura delle partiture e guardare avanti. Questo conferimento mi ha permesso di vivere qualche ora riflettendo su ciò che ho fatto fino ad oggi e sulle responsabilità del futuro. Ma soprattutto mi conferma che sto facendo le cose per bene, che sono sulla strada giusta.
Sa che è uno dei più giovani compositori ad aver ricevuto questo titolo?
No. Lo scopro ora ma penso sia semplicemente un numero. In effetti mi fa sorridere pensare di essere un giovane compositore. Molti importanti compositori non hanno vissuto così a lungo (Brambilla ha 44 anni,ndr). Ho avuto insegnanti che hanno ricevuto titoli
onorifici. Peter Maxwell-Davies, mi piace ricordarlo in questo momento, è stato nominato
“Master of the Queen’s music” dalla Regina Elisabetta II ed è stato anche insignito del titolo
di “Sir”, un titolo simile a questo. Nessun paragone però, gli artisti si misurano dalle loro
opere! I riconoscimenti sono un titolo di stima e rispetto che fanno piacere, anche se
aumentano le responsabilità.
Perché?
Diventare Cavaliere al merito della Repubblica Italiana è certamente straordinario ma
questo implica che bisogna essere ancora più attenti verso il tessuto sociale, valorizzando
con maggiore attenzione il bello e la positività della vita. Non è un titolo da mostrare con
leggerezza ma un atto per adoperarsi a far crescere nelle persone un segnale di positività
nella strada che percorrono, sostenere iniziative che possano aiutare le persone in difficoltà
o promuovere nuove possibilità.
Lei ha lavorato spesso all’estero, molto più che in Italia.
Ho avuto più “fortuna” all’estero, è vero tuttavia come ha visto, anche in Italia si sono
accorti che faccio parte di un grande meccanismo. E’ questo il punto su cui focalizzare
l’attenzione. Fare del proprio meglio per il proprio Paese, anche a costo di doverlo fare
all’estero.
Ma perché non è successo in Italia?
L’Italia è uno Stato con un’alta concentrazione di artisti, alcuni di loro sono molto, molto
validi. Occorre essere molto preparati. La strada da percorrere è più difficile per questo
motivo.
Grazie ai miei lavori nelle università estere, alle relazioni ed alle composizioni che ho scritto
e grazie al fatto di avere avuto l’onore di essere eseguito da artisti di livello internazionale,
ho avuto modo di essere accettato dalle accademie e ricercato dal pubblico. Recentemente
ho cominciato a scrivere articoli tecnici per una rivista italiana musicale. Diciamo che sto
facendo un po’ il percorso inverso. Va bene così, ognuno deve percorrere la propria strada.
Quali sono i prossimi programmi?
Mi è difficile dirlo. La malattia che sta attraversando i continenti in questo periodo ha già
modificato e posticipato a date da definire molti impegni, ha completamente modificato le
nostre vite. Avrei dovuto essere in USA e in Brasile tra poche settimane. Ora attendo di
capire l’evoluzione. Anche la stessa cerimonia per il cavalierato ha subito ritardi. Mi sarebbe
piaciuto trovare durante la cerimonia l’occasione per ricordare le vittime attraverso un
concerto. Avevo anticipato al nostro assessore della cultura la mia intenzione tuttavia la
risoluzione di questa pandemia è molto più lenta delle previsioni che ho letto poche
settimane fa e quindi tutto resta in attesa. Nel frattempo scrivo e insegno, è l’unica certezza.
E’ un momento difficile per tutti gli artisti. Se non c’è arte non c’è vita. Il suono è vita per
molti.
Qual è la sua ultima composizione scritta?
Recentemente sono al lavoro su un pezzo per flauto, clarinetto, pianoforte, violino e
violoncello. Conto di completarlo entro la fine del mese, ma tra gli ultimi lavori finiti, in fase
di lavorazione dalla casa editrice BAM, ci sono un’antologia di pezzi per violino e pianoforte
intitolata “Fogli d’album” ed una prima antologia di lieder scritti in stile intitolata “La
persistenza della memoria”.
… Titoli importanti tratti dalle arti figurative …
Noi testimoniamo il passato e lo proiettiamo verso il futuro. E’ naturale citare e provare a
sviluppare idee su opere che hanno dato così tanto all’umanità. Vengo coinvolto non
raramente dalle arti figurative, sono una propellente di domande per me. Mi è persino
capitato di fare dialogare un quadro nei miei lavori. In “Paesaggi Contaminati”, un lavoro
per pianoforte a quattro mani ed elettronica è il quadro “Paesaggi Contaminati” di
Emanuele Gregolin a rispondere direttamente alle domande dei pianisti in una sorta di
dialogo tra visibile ed invisibile. Questo ha reso il paesaggio incontaminato di Gregolin, per
lui rappresentato dai mezzi di comunicazione, il paesaggio incontaminato tra l’espressione
visiva e la percezione auditiva per me. Per me è assolutamente naturale percorrere questo
tipo di progetti. L’uomo affonda le sue radici nell’arte e l’arte le affonda nello spirito
dell’umanità.
Luca Noto
Associazione per le arti-Milano